La casa è il primo investimento di ogni italiano. Basti pensare che il 70% delle famiglie italiane vive in una casa di proprietà. Per non parlare delle seconde e terze case che sono nel patrimonio. Ma qualcosa sta cambiando. L’ondata green chiede sempre più investimenti e facilmente seguirà il trend francese dove non è più possibile affittare case se non si è in linea con parametri della disciplina ambientale. Così mentre si moltiplicano i lavori da fare negli immobili, arriva anche la revisione delle aliquote catastali in un attacco congiunto alla proprietà immobiliare italiana destinato a far scivolare le quotazioni del mattone. Il tutto in nome del rientro del debito sovrano visto che le maggiori aliquote genereranno un incasso aggiuntivo per le casse dello Stato. Opportunità di shopping per gli stranieri? L’impressione è che nei prossimi anni le occasioni di acquisto a buon mercato non mancheranno come è accaduto dopo l’intervento della la Troika in Grecia nel 2010.
Il 2025 segna lo stop ai bonus casa generosi
Nei primi due mesi dell’anno gli italiani hanno investito 3,15 miliardi di euro in ristrutturazioni. Lo hanno fatto per poter beneficiare dei bonus sulla casa. La cifra è però inferiore ai 4,86 miliardi dello stesso periodo 2024, segnando una flessione del 35%. E’ il primo effetto del taglio delle detrazioni deciso dal governo di Giorgia Meloni? Non sono in pochi gli osservatori che ritengono sia proprio così e che segnerà una fase di rallentamento e di discesa dei prezzi nel mattone italiano.
I presupposti ci sono tutti
Il 2025 è stato del resto l’anno dell’addio al Superbonus 110%, misura voluta dal governo di Giuseppe Conte e poi stoppata dal ministro Giancarlo Giorgetti perché ritenuta colpevole di aver creato un buco superiore a 122 miliardi. Per la Banca d’Italia siamo a circa 170 miliardi fra il 2021 al 2023, che scendono a 100 miliardi considerando le maggiori entrate derivate dalle tasse. A casa mia i conti però si fanno alla fine. E più precisamente nel 2035, dopo eventuali nuovi incassi per lo Stato derivanti da vendite di immobili ristrutturati con Superbonus per i quali in caso di cessione prima dei dieci anni dalla fine dei lavori è prevista una tassazione del 26% sulla plusvalenza realizzata.
Intanto è scattata la revisione delle rendite catastali che evidentemente comporta una maggiorazione della tassa sugli immobili a partire dalle seconde case. Contemporaneamente, oltre allo stop al Superbonus, le altre detrazioni sono state livellate al 36%, elevato al 50% per le prime case. Intanto crescono gli italiani che fanno fatica ad arrivare a fine mese e che si mangiano i risparmi. Immobili inclusi perché si teme l’impatto dell’ondata green che porta in dote nuovi lavori di ristrutturazione.
In Francia è già scattata la fase due
Da inizio anno non è più possibile affittare immobili in classe energetica G. Il governo francese ha spiegato che la misura ha come obiettivo eliminare i “parassiti energetici” del mercato delle locazioni e incoraggiare i proprietari a realizzare lavori per ridurre l’impatto energetico degli immobili. Ma la tabella di marcia segna già tappe forzate: nel 204 è previsto l’allargamento del divieto alla classe E.
Evidente l’effetto congiunto di imposte sulla casa e imposizione di lavori: i francesi che non potranno permettersi di pagare, dovranno vendere. Esattamente come accadrà anche in Italia dove intanto lo Stato incasserà di più sia con le revisioni catastali che con le vendite che porteranno plusvalenze da Superbonus. Del resto sono anni che, proprio in nome del rientro del debito, Bruxelles chiedere una revisione del catasto che solo il governo Renzi ha tentato di fare in maniera diretta, ma che poi è stata realizzata dagli esecutivi successivi per via indiretta bypassando quindi commissioni regionali e mille altri ostacoli avrebbero stoppato la stangata sul bene più caro alle famiglie italiane.